APPELLO AL MONDO DELLA FORMAZIONE VERSO LO SCIOPERO FEMMINISTA GLOBALE DELL’8 MARZO

via nonunadimeno.wordpress.com

Condividiamo e rilanciamo l’appello al mondo della formazione che Non Una Di Meno ha lanciato a livello nazionale verso la giornata dell’8 Marzo.

Un nuovo 8 marzo è alle porte. Il terzo appuntamento dello sciopero femminista globale, per ribadire con forza che la violenza patriarcale si articola in molteplici forme, mai slegate dallo sfruttamento del lavoro e della riproduzione sociale. Uno sciopero non rituale, ma che vuole essere uno strumento efficace di sottrazione dal lavoro produttivo e riproduttivo.

Una sfida che parte dalle donne e dalle soggettività LGBTQIA+, ancora più necessaria in questa fase in cui va emergendo l’avanzata delle destre reazionarie a livello globale, e il ritorno di un nuovo oscurantismo religioso, mentre proprio in Italia prende forma un inedito laboratorio conservatore.

Sono bastati pochi mesi dall’avvio del governo giallo-verde per comprendere la portata della svolta autoritaria nel nostro paese. Le politiche contro le/i migranti e la “società solidale” e l’attacco all’autodeterminazione delle donne promosso dal Senatore Pillon, sono solo una parte degli esempi. A questi, si aggiungono le forti ingerenze del cattolicesimo reazionario nei luoghi chiave di contrasto alla violenza di genere come scuola, università, ricerca e tutto il mondo della formazione. Comparti del welfare già pesantemente vessati da ripetuti tagli dei precedenti governi, ma che oggi sono ulteriormente minati da un moralismo opprimente, come nel caso dei ministri Fontana e Bussetti e dalle loro relazioni con pezzi di fondamentalismo omofobo, movimenti pro-life, organizzazioni del Family Day, comitati no-gender.

Questo dilagante oscurantismo si fa strada nella scuola ma anche nei luoghi della ricerca; ha recentemente raggiunto anche i vertici dell’Istat, con la nomina alla presidenza dell’istituto dell’anti-abortista Blangiardo, noto per le sue ricerche demografiche pesantemente connotate dalla sua ideologia.

L’approvazione della recente intesa stato-regioni che istituisce l’«autonomia differenziata», fornendo più poteri alle regioni Veneto e Lombardia nel campo dell’istruzione, apre una fase inedita. È stata definita una “secessione delle regioni ricche”, con la quale si afferma un modello pericoloso di regionalizzazione del sistema scolastico tanto sul piano finanziario, quanto su quello dell’offerta formativa, della libertà d’insegnamento, e persino sugli aspetti contrattuali delle/dei docenti. Un sistema autoritario che pur facendo leva sulla retorica delle autonomie territoriali, cristallizza le forti diseguaglianze tra nord e sud. Dietro la parvenza di un governo che insiste sulla mitologia del sovranismo nazionale c’è solo l’intento di imporre una governance della scuola fortemente competitiva tra le regioni, dove non c’è spazio per nessuna redistribuzione tra le aree del paese.

Vogliamo che nel mondo della formazione e della ricerca i processi di produzione e trasmissione dei saperi siano determinati da chi quotidianamente vive quei contesti di studio e lavoro. Vogliamo l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole per riconoscere e contrastare le forme di violenza maschile e transomofobica.

Chiediamo il riconoscimento dei percorsi di formazione definiti da docenti, studentesse e ricercatrici valorizzando la pratica dell’autoformazione. Vogliamo studiare da testi che non rafforzino gli stereotipi di genere, e rifiutiamo l’impostazione patriarcale della didattica. Vogliamo che l’accesso ai percorsi formativi e alle professioni della conoscenza sia libero, in ingresso e in itinere, da barriere legate a genere, censo, origine. Vogliamo che le scuole non si riducano a presìdi di accudimento, dove il ruolo pedagogico di educatrici e insegnanti, nella gran parte dei casi precarie, sia ridotto esclusivamente a una dimensione di cura, così come non accettiamo che le donne vengano bloccate alla base della piramide di cristallo dell’università e dei luoghi di ricerca.

Con questo appello chiediamo al mondo dell’istruzione, della formazione e della ricerca di prendere parola contro questo governo e contro l’avanzare di ideologie reazionarie e razziste.

Scioperiamo l’8 marzo perché non vogliamo essere costrette a lavorare studiare e fare ricerca in istituzioni della formazione sempre più oppressivamente dominate dal moralismo autoritario.

Per costruire concretamente lo sciopero dell’8 marzo nelle Scuole, nelle Università e negli Enti Pubblici di Ricerca chiediamo:

  • ai sindacati di categoria, che finora non si sono ancora espressi, di aderire allo sciopero per il prossimo 8 marzo, sostenendo concretamente le delegate e le lavoratrici che intendono praticarlo, convocando assemblee sindacali nelle scuole, nelle università e nei centri di ricerca, favorendo l’incontro tra lavoratrici e i nodi territoriali di Non Una di Meno nel rispetto dell’autonomia del movimento femminista;
  • alle studentesse, docenti, personale non docente, ricercatrici a costruire attivamente le “Case dello sciopero”: assemblee, momenti di riflessione e di autorganizzazione con l’obiettivo di dare voce alla pluralità dei soggetti che animano i contesti del mondo della formazione per creare agitazione in vista dello sciopero dell’8 marzo;
  • alle/ai docenti delle scuole e delle università il blocco della didattica e la riconversione delle lezioni, per favorire momenti assembleari nelle scuole e negli atenei verso la giornata dell’8 marzo per favorire la costruzione dello sciopero negli atenei;
  • a chiunque lavori nel mondo della formazione, personale addetto, intellettuali e studenti a firmare il presente appello, sostenendo il percorso dello sciopero.

Al grido “Non Una di Meno!”, interrompiamo ogni attività lavorativa e di cura, formale o informale, gratuita o retribuita. Fermiamo la produzione e la riproduzione della società.

L’8 MARZO NOI SCIOPERIAMO!

Per aderire all’appello scrivere a scioperoformazione8m@gmail.com